Asmat – I Nomi
Voi vivi siete condannati
a sentire queste urla, questo grido
non vi tapperete le orecchie
perché il nostro grido è forte
niente lo può fermare
i nostri corpi arrivano sulle vostre spiagge
Voi politici Africani
sarete ricordati nella storia
come figure impotenti di questo periodo
provocate la fuga, incrementate la sofferenza
create leggi
che non applichereste ai vostri figli
per ogni vittima che muore nel mare
rimanete sempre più nudi e scoperti
Voi governanti europei
siamo qui, siamo venuti qui
per mettere alla prova
la civiltà che vi vantate di possedere
Voi credenti
che aspettate qualcosa dal Cielo
non vedete che il corpo di Cristo
sta arrivando dal mare
non riuscite a vedere Dio nell’altro
Invece tu, piccola Isola,
la nostra domanda è più grande di te,
mantieni la tua essenza di approdo marino
che è angolo di salvezza.
E voi poveri genitori
siete condannati
a vivere senza sapere la sorte dei vostri figli,
se sono vivi o morti
chiamateli se vi sentono
cercateli nel profondo,
se tornano, se vi sentono,
spiegate loro il significato dei loro nomi
pronunciate i loro nomi infiniti.
Ringraziamo l’Archivio delle Memorie Migranti, per averci fornito questo testo che fa parte del cortometraggio “Asmat – Nomi”, realizzato per ricordare le vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 al largo delle coste di Lampedusa e per sollecitare l’istituzione di una Giornata della memoria e dell’accoglienza.
Partendo dalle riprese di un flashmob organizzato a Lampedusa il giorno del primo anniversario del naufragio del 2013, il regista Dagmawi Yimer ha voluto contribuire a questa campagna con il cortometraggio “Asmat – Nomi”. Ecco, nelle sue parole, lo spirito con cui questo lavoro è stato realizzato:
In un attimo, in un solo giorno, il 3 ottobre 2013, tanti giovani che si chiamavano Selam “pace”, oppure Tesfaye “ speranza mia”, ci hanno lasciato.
Diamo i nomi ai nostri figli perché vogliamo fare conoscere al mondo i nostri desideri, sogni, fedi, il rispetto che portiamo a qualcuno o a qualcosa. Gli diamo nomi carichi di significati, così come hanno fatto i nostri genitori con noi.
Per anni questi nomi, con il loro carico di carne e ossa, sono andati lontano dal luogo della loro nascita, via dalla loro casa, componendo un testo scritto, un testo arrivato fino ai confini dell’Occidente. Sono nomi che hanno sfidato frontiere e leggi umane, nomi che disturbano, che interrogano i governanti africani ed europei.
Se sapremo capire perché e quando questi nomi sono caduti lontano dal loro significato, forse sapremo far arrivare ai nostri figli un testo infinito, che arrivi ai loro figli, nipoti e bisnipoti.
Malgrado i corpi che li contenevano siano scomparsi, quei nomi rimangono nell’aria perché sono stati pronunciati, e continuano a vivere anche lontano dal proprio confine umano. Noi non li sentiamo perché viviamo sommersi nel caos di milioni di parole avvelenate. Ma quelle sillabe vivono perché sono registrate nel cosmo.
Le immagini del film danno spazio a questi nomi senza corpi. Nomi carichi di significato, anche se il loro senso è difficile da cogliere per intero.
Siamo costretti a contarli tutti, a nominarli uno per uno, affinché ci si renda conto di quanti nomi sono stati separati dal corpo, in un solo giorno, nel Mediterraneo.
Mentre ancora una volta la cronaca ci parla di centinaia di morti nel mediterraneo, dobbiamo chiedere nuovamente che sia fatto tutto il possibile perché queste stragi non si ripetano mai più, e vogliamo ricordare che ognuno di quei morti aveva un nome ed una storia.
“Asmat – Nomi” è stato realizzato dal Comitato 3 ottobre, in collaborazione con l’Archivio delle memorie migranti, la campagna “Verità e giustizia per i nuovi desaparecidos”, e il sostegno di Open Society Foundations, Amnesty International Italia, Emmaus, e la Chiesa di San Nicolò dell’Arena (Verona).