Le truppe serbo bosniache del generale Ratko Mladic entrano a Srebrenica, considerata zona protetta.
I 600 caschi blu olandesi, incaricati dall’Onu di garantire la sicurezza, cedono le armi ai serbi.
Nella settimana successiva si compie il massacro: oltre 8000 le vittime, tutti uomini, i cui resti sono disseminati in fosse comuni. Donne e bambini sono soggetti a violenze e costretti alla fuga.